martedì 27 novembre 2018

Fauna chirurgica (A.)

27 novembre 2015

Vedo solo documentari sui pesci muti, 
niente altro ("scendere nel gorgo muti-mutilati").


A.

lunedì 26 novembre 2018

E' fuoco il tempo


E' fuoco il tempo
che divora e consuma, un fiume
proprio che non torna -Eraclito lo dice- 
                                     identico mai
mentre a foce trascina, e inghiotte
nel puro principio tutto, mare questo
                                         e cenere

Lossia

sabato 24 novembre 2018

Cataro in giardino


L'erba che cresce, brillante

sul prato; io davanti

                          spaesato
                

Centone lunare

















Ricordo bene: la luna
per il suo intero volume bruciava
il buio sopra il monte buio
esso stesso, mezzo lo spazio
pietrificato -la mia finestra-.
Dentro le foto
             presenti dei morti



                              ***

una scena in verità molto romantica
tra i rami notturni e involti della pianta
imprigionato sfolgorava il corpo
immenso della luna incandescente
mezzo quell'apparato respiratorio nero
forse combusto senz'altro alla vista
                                             funesto

                      ***


ostia che sfolgora mezzo la tela bruna
fiore bianchissimo ch'emerge 
sopra nube scura, sperma abbagliante
                                                luna

                       ***


potenza femminile yin la luna 
bianca come lo sperma in cielo 
notturno lògos panspermatikòn 
parola onniseminale il fuoco-principio




lunedì 19 novembre 2018

Era tanto tempo che non leggevo... by Acqualung2018

C'è una camera segreta, chiusa da una porta blindata. Questa contiene, oltre a qualche povero cane incatenato, qualche mostro tra i quali il più commovente è quello che sta proprio al centro della stanza, che è il nostro intimo rimprovero. Chiuso in un enorme vaso di cristallo che ha all'incirca la forma del suo corpo, è color malva e di una sostanza molle, quasi gelatinosa. Assomiglierebbe a un grosso pesce, se non fosse per la tristezza molto umana della sua testa. Il domatore che sorveglia i mostri lo disprezza sopra tutti, lui che, noi lo sappiamo, troverebbe un po' di pace nell'incontro con uno dei suoi pari. Ma non ce ne sono di simili. Gli altri mostri differiscono da lui per un leggero dettaglio. E' solo e nonostante questo ci ama. Aspetta senza speranza, da noi, uno sguardo amico, che non gli accorderemo mai. Querelle viveva tutti i suoi istanti in questa desolante compagnia."
Jean Genet, Querelle de Brest, Gallimard 1947, pagina 57.


Acqualung2018 (Il nostro intimo rimprovero)

venerdì 16 novembre 2018

Epopteia


Hai mescolato il seme
dell’uomo a quello del grano
e seme doppio l’hai impastato:
sperma-spiga così, nella tua mano
noi il seme-vita guardiamo


il Lossia-Valtro                                         




giovedì 15 novembre 2018

Per qualcosa che ancora non ha visto luce


Ma che coerenza!
Un tentativo lungo mezzo secolo, coerente e costante, di diventare materia, perdere i propri confini fisici per entrare in altro: fiore, albero, terra, rifiuto, radici, donna, acqua, sangue, pelo.
L'esigenza di liquefarsi nel mondo fisico nasce dalla necessità di riorganizzare il proprio sentire piu intimo e viscerale al fine di portare luce alla propria parte razionale per asserbarla, proteggerla, renderla longeva e onnicomprensiva.
Il cammino e' tracciato dal ritmo sempre preciso dei versi. La parola non basta, si riafferma lanecessita del verso composto da  vocaboli contenuto, vocaboli suono e vocaboli colore, si evocano immagini pittoriche e suoni del quotidiano, colori rosso nero verde marrone, e rumori e tamburi e acqua. Ogni verso e' contemporaneamente suono e forma e disegno e confine e spazio e aria.
Il poeta o Valter, aspirante fauno, non dimentica mai il suo scopo: spingersi attraverso i versi, dentro la materia, unico modo possibile per assaporare l'immagine di se stesso e del mondo.
Aspetto trepidante il proseguo e l'arrivo dei colori  blu.........e viola. 

Francesca



domenica 11 novembre 2018

Innanzitutto, vita



In questa nuova raccolta poetica, Anna sembra davvero dispiegare una sua coerente e articolata “religione della vita”, una religione tutta terrestre che si sostanzia in vera e propria, e ribadita,  meditatio amoris, sentimento quest’ultimo nella sua poesia mai incorporeo e puramente spirituale: è piuttosto questo un sentimento-corpo, sentimento-carne, sentimento-sesso, materno e sensuale, materico, diffusivo ed unificante, che supera le opposizioni e i contrasti senza però mai cancellarli. Così mentre le stagioni della natura trapassano in quelle dell’uomo, e si recupera in una forma matura quell’unità panica perduta con l’infanzia, non si nasconde né si dimentica l’azione devastante e distruttiva del tempo, né si finge d’avere scovato -fittizio- in mezzo alle cose un ordine, ordine che piuttosto sempre sfugge, persino nelle faccende più banali e quotidiane. Lungo il disteso e meditato dipanarsi dei testi, con la loro religiosità naturale, terrena, a tratti quasi organica, non mancano balenamenti improvvisi; al riguardo, trovo bellissima, e di forte impatto archetipico, la composizione dedicata al seme maschile, allo sperma, autentico emblema della fecondità, quasi simbolo fluido della forza vitale, invincibile ed espansiva. Nei Misteri eleusini, profondamente collegati proprio ad una coppia di figure femminili (la madre Demetra, la figlia Persefone-Kore), giunti al culmine della cerimonia sacra -l’epopteia, la visione- si riporta che all’iniziato venisse semplicemente mostrata una spiga di grano: in figura, la vita che mai si annienta e che rinasce e che perdura. Ecco, in questa sua celebrazione poetica, materna e femminile della vita, Anna mostra invece al lettore il seme maschile, simbolo diverso eppure altrettanto intenso della Zoè, di quella che Kàroly Kerényi chiama “la vita indistruttibile”. Il seme lo sperma -la vita- che sopra la distruzione del tempo generando vince: epopteia.

domenica 4 novembre 2018




















Succede pure -alle volte, poche, anche questo accade- che ci s

venerdì 2 novembre 2018


 



a tutte l’ore io nuoto  
la televisione nuoto la rete          
che scende come un viluppo e sale  
                 dentro un passato cielo bicolore 
nuoto le seghe sopra il divano in serie
il trauma la forfora l’uretra in due recisa 
nuoto il fulmine caduto il catetere muto
il muco nuoto che cola sovra le gambe ovunque 
nuoto rasato il pube la nube
dell’ inconoscenza nuoto anestetica l'assenza
i calcoli renali i francobolli rari
                      irritati nuoto gli ureteri
i peli oscuri tanti 
i soldi sfuggenti come il tempo nuoto 
nuoto lo sperma lo spreco le cicatrici il vino 
nero come la fica io nuoto I vasi
comunicanti l’utero la casa i pompini sacri 
nuoto il Padre e il Figlio 
la madre la figlia la Sabrina
l'eterno ritorno del campeggio
i nonni evaporati il marroneto nuoto
nuoto dei ricci gli spini le lische dei cinghiali
le setole gli occhiali la notte condensata la gatta 
quasi disfatta nel giardino nuoto remoti i fumetti 
la dermatite il sole 
                     forte il sole-morte 
nuoto in principio il cappuccino 
                          il ramipril al mattino



L'acqua immobile nei fossi la mattina, e dentro sterpi rifiuti fiori gialli -diversi certo, però oltre non vado- quindi bottiglie di plastica e di vetro, lattine accartocciate o intatte, brocche sbrecciate fustini serpi sacchi e poi soffioni margherite giochi rotti, e i cocci, e i secchi, più o meno bucati, vari pacchetti di sigarette varie, canne, lamette, specchietti d'auto e l'erba -tanta- che cresce ovunque, a fiotti, e sopra, a seconda, rischiara il sole o copre, l'ombra








Le vie cave, tagliate dentro la terra a fondo, sinuose tra gli edifici dei morti dei demoni - marini alati indecidibili- itinerario ultraterreno o inconscio, iniziatico percorso, in terra labirinto 

a ripensarci non avevamo né corpo né figura
solo voci che fluivano nel buio - a San Lorenzo
                                          le stelle-clinamen -
solo rumori tra i rumori del bosco

nel chiaro di luna tuorlo
                            dormo
nel fitto del bosco uovo

si sogna, come sogna nella terra continuamente la radice