mercoledì 26 ottobre 2016

Loris J. Bononi -tra G. D'Annunzio e G.L. Ferretti, con la benedizione di Pasolini-



Magari per caso trovi in qualche improbabile biblioteca un libretto dalla copertina grigio-rigida, di casa editrice sconosciuta e d'altrettanto sconosciuto autore, il titolo tra lo sfuggente e l'evocativo, Diario postumo. Lo apri e leggi un singolare breve brano, di Verga: vi ho spiegato il motivo del mio silenzio. Sono un uomo dell'altro mondo. Non pensate più a me. Poi:

"Nella notte avrebbero dovuto radunarsi gli spiriti in contumacia, risuscitare i morti nell'ora del giudizio. Baraonda a precipizio dentro al fuoco dell'inferno, tribola tribola tutto l'inverno, ora che questo era passato, chi è stato è stato. [...] 

Il sole sparpagliava in testa i pensieri dell'oggi e del domani; inchiodava le ombre che sembravano dei morti in piazza. [...] Avevamo mangiato pane olio e sale, e bevuto.   Un'acqua che spacca i denti.
Il sole puntava dritto, non lasciava vergine alcuna ombrosità; la penetrava, la faceva sbiadire, la cancellava dalla faccia del mondo. [...]

Intanto ero morto, ascoltavo il rosario delle donne, guardavo gli uomini neri dritti sulla mia porta. Entrava un filo d'aria dalla finestra, increspava la luce dei ceri, mi prendeva un brivido, avrei voluto dire -chiudere, la corrente- ma i morti non sentono non vedono non amano non importa niente ai morti, e di là, tutte le cose sono a fin di bene, al disopra di ogni altro bene. Mi prendeva l'odore della cera, pensavo adesso starnutisco, così capiranno che la finestra andava chiusa. Non farlo; tua madre si dispiacerà di saperti raffreddato [...]

Penetrava una luce viola, riempiva la stanza, mi prendeva era intensa forte insostenibile, chiudevo gli occhi. Il buio mi entrava, fingevo di non vedere ascoltavo. Ma il buio è una luce che penetrata rischiara. [...]

Sono tornato non sono andato non c'era posto là sul sagrato nella grancasa del padreterno insempiterno."

Secondo Pasolini, leggo, un grande.

Prosegue -forse solo: non me ne vengono altri in mente- il D'Annunzio del Notturno: la stessa atmosfera, le immagini, persino gli odori, i colori.

E precede G.L.F.: "chi c'è c'è e chi non c'è non c'è/ chi è stato è stato e chi è stato non è".




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