martedì 12 ottobre 2010

Haiku

Il mio primo incontro con la poesia giapponese è stato alla radio.
La stazione, ovviamente, Controradio.
Il testo, probabilemte, questo:

Antico stagno.
Una rana salta.
Rumore d'acqua.


Il più famoso, si fa per dire, degli haiku (non so se corretto al plurale); del più famoso -come sopra- degli scrittori di haiku: Basho.

Sulle traduzioni in lingua italiana, da cento anni a questa parte (mi pare), e su alcune letture di questa brevissima composizione, c'è addirittura un volumetto, per soggetti tipo il sottoscritto (ch vanno a fittonato, cioè un po' ossessivi) intitolato, appunto, "La rana di Basho".

Basho, a chi può interessare significa Banano, in giapponese, ed è il soprannone- pseudonimo che il poeta si era dato, a ragione di una pianta di banano che aveva accanto alla sua capanna.

Soggetti interessanti i poeti e giapponesi del medio-evo: monaci, eremiti, vagabondi, samurai smessi.


Lo stagno antico ed immobile della mente, il guizzare di un'idea, che nella mente risprofonda.


Chapeau!


M.A.

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