domenica 1 gennaio 2017

Citazioni sul tema




"Terra e Mondo, dicevamo. Osserviamo questi due poli nel loro rapporto dinamico, a partire dal caso rappresentativo dell’arte. Da un lato «l’opera in quanto opera espone un Mondo. L’opera mantiene aperta l’apertura del Mondo», che «non è un possibile oggetto che ci stia innanzi e che possa essere intuìto», bensì è «il costantemente inoggettivo a cui sottostiamo fin che le vie della nascita e della morte, della grazia e della maledizione ci mantengono estatizzati nell’essere» [2]. D’altra parte «ciò in cui l’opera si ritira e ciò che, in questo ritirarsi, essa lascia emergere, lo chiamiamo: la Terra. Essa è la emergente-custodente. […] Su di essa ed in essa l’uomo storico fonda il suo abitare nel mondo. Esponendo un mondo, l’opera pone qui la Terra. […] L’opera lascia che la Terra sia una Terra. […] Aperta e illimitata in se stessa, la Terra appare soltanto se è garantita e conservata come la essenzialmente indischiudibile, sottraentesi a ogni dischiudimento» [3]. Mondo e Terra sono in lotta fra loro per «l’autoaffermazione della propria essenza» [4]; diversi fra loro, in quanto il Mondo è apertura mentre la Terra chiusura in sé, non sono mai separati, si dispiegano piuttosto in un perenne polemos cosmico. Il Mondo è la costellazione luminosa dell’avvenire storico, la Terra è lo sfondo oscuro e impenetrabile in cui ogni fenomeno rifluisce. Il primo intende dominare la Terra per condurla alla piena apertura, la seconda aspira d’altra parte a conchiudere il Mondo nel proprio oscuro obliarsi."
 vedi:  http://www.latigredicarta.it/2015/04/11/fra-terra-e-mondo-uno-sguardo-vigile/


"La proiezione nel mito di questi processi psichici, dell'opposizione dell'Io alla Grande Madre, si puo' leggere nell'avventura dell'Eroe mitologico e dal suo combattimento contro il Drago.

Il destino ha dunque chiamato l'Eroe e trasferito il suo centro di gravita' e quello del racconto in una zona sconosciuta a tutti.
Questa regione fatale, piena di tesori e di pericoli viene rappresentata cosi' in vari modi: una terra lontana, una foresta, un regno sotterraneo, sottomarino o celeste, un'isola ignota, la vetta di un'alta montagna, un profondo sonno, il ventre della balena, la stalla, la caverna uterina della terra ecc.
Tutte immagini che vengono spesso utilizzate anche dal sogno.


Questa resistenza, questo combattimento, rappresentano la lotta dell'Io contro gli aspetti castranti della Grande Madre, contro la potenza negativa dell'Inconscio, a cui l'Eroe puo' facilmente soccombere se non riuscira' a riemergere dal regno oscuro in cui si era addentrato.
L'impresa dell'Io e' riuscire ad appropriarsi degli aspetti positivi, fecondi e benefici della Grande Madre.
In termini piu' stretti, l'Io deve riuscire a rendere coscienti immagini e affetti che affollano l'Inconscio, e questo divenire cosciente deve passare attraverso la capacita' "eroica" di accoglimento ed elaborazione degli stessi.

Il fine ultimo del combattimento contro il Drago e' quasi sempre la liberazione della prigioniera, della vergine, o, piu' in generale, la conquista del tesoro.

La prigioniera e' un elemento "interno", e' la stessa "Anima", il femminile transpersonale, cioe' un elemento psichico collettivo dell'umanita'.
Nel mito si parla proprio del rapporto tra quest'Anima e l'Io.
Quasi sempre la prigioniera e' in balia di un creatura orribile, un drago, o una strega, o un mago, oppure un padre cattivo o una madre cattiva, e lo scopo del combattimento dell'Eroe e', come detto, la sua liberazione.

Nel combattimento contro il Drago, l'Io si trasforma anche nel suo rapporto con il femminile, e questa trasformazione e' appunto rappresentata dalla liberazione della prigioniera dal potere del Drago, si tratta cioe' della disgiunzione dell'immagine della femminilita' da quella della Madre, ossia della separazione dell'Anima dall'Archetipo Materno.

L'Eroe uccidendo il lato terribile del femminile, libera il suo lato fecondo, benefico e creativo, il lato che puo' congiungersi al maschile.
Ecco quindi che l'uccisione del Drago guardiano della prigioniera e la liberazione di questa, significano la liberazione del femminile positivo e la sua separazione dall'immagine terrificante della Grande Madre. Cioe' il superamento della sola forma in cui il femminile fino allora era stato vissuto, quello appunto della Grande Madre onnipotente

Dunque la Grande Madre, quale simbolo di cio' che e' non solo generativo e creativo, ma anche distruttivo e castrante, antico, primordiale, originario, istintivo, indifferenziato, proprio della specie, del collettivo, non mediato dalla funzione raziocinante ed individuante dell'Io, determina l'emergenza dell'Eroe che soddisfi la necessita' di un'integrazione graduale nella coscienza, di un riconoscimento, di un'elaborazione, dei propri moti inconsci, per poi procedere a ristrutturare la consapevolezza di se' e diventare infine "individuo".
La Grande Madre, riconosciuta ed integrata, perde cosi' il carattere patologico e diviene materia per la realizzazione di se', non e' piu' nemica ma contenuto riemerso ed elaborato.
Per riuscire a realizzarsi l'individuo attinge a quella sorgente di energia che e' custodita nella psiche inconscia, quella "profonda sorgente di forza che e' rappresentata dall'archetipo dell'Eroe" (Henderson)."

vedi: http://www.humantrainer.com/articoli/palumbo-archetipo-integrazione-femminile-jung.html









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