martedì 28 aprile 2015
I teologi
Nell'omonimo racconto tratto da L'aleph, che Borges ambienta in un impero romano ormai cristiano, si ritrae lo scontro, l'invidia e il rancore intellettuali di un teologo verso un più brillante e dotato "collega".
Diffusasi un'eresia, quella degli anulari, che teorizza l'infinita e sempre identica ripetizione del tempo -l'eterno ritorno dell'uguale- all'esteso testo dell'uno, ricchissimo di dotte citazioni, dai lunghi ed elaborati periodi, viene preferito quello quasi irrisoriamente breve dell'altro: il trattato era limpido, universale; non sembrava scritto da una persona concreta, ma da qualunque uomo.
In esso si affermava l'assoluta unicità di tutto ciò che esiste, di ogni essere, e di ogni gesto che ciascun essere compie.
L'Adversus anulares, questo il nome del breve e impeccabile testo, comporta la condanna al rogo del capo spirituale e dottrinario di tale eresia:
"Questo è occorso e tornerà ad occorrere" disse Euforbo. "Non accendete un rogo, ma un labirinto di roghi. Se si unissero qui tutti i roghi che io sono stato, non basterebbe la terra a contenerli, e gli angeli rimarrebbero ciechi." Poi gridò, poiché le fiamme lo raggiunsero.
Anni dopo un'altra eresia si diffonde per l'impero, opposta per certi versi alla prima.
Nel testo che il primo dei due teologi redige contro questa nuova peste dottrinaria, per esprimere quanto essa teorizza, ovvero l'assoluta irripetibilità di tutto ciò che esiste, risulta insuperabile la citazione del trattato Adversus anulares.
Processato, il suo autore è condannato al rogo:
Era piovuto la notte, e la legna ardeva male. Giovanni di Pannonia pregò in greco e poi in un idioma sconosciuto. Il rogo stava per prenderselo, quando Aureliano osò alzare gli occhi. Le lingue ardenti si arrestarono; Aureliano vide per la prima e l'ultima volta il volto dell'odiato. Gli ricordò il volto di qualcuno ma non poté precisare di chi. Poi, le fiamme lo perdettero; gridò, e fu come se un incendio gridasse.
Anni dopo, in un monastero circondato da una foresta, anche l'altro muore, in un incendio.
Così conclude Borges: nel paradiso Aureliano seppe che per l'insondabile divinità egli e Giovanni di Pannonia (l'ortodosso e l'eretico, l'aborritore e l'aborrito, l'accusatore e la vittima) formavano una sola persona.
Mi è parso, questo di Borges, un singolare e suggestivo esempio di conflagrazione e di apocatàstasi.
Non sfugga, infine, che le due antitetiche eresie sono entrambe riconducibili ad un unico pensatore: Eraclito.
Illo
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