domenica 28 giugno 2020

Più che in atto, in potenza


Lungo un'appartata strada di campagna, in mezzo ai campi dunque, vicino forse le vigne, la ricomparsa provvidenziale, davvero lungimirante,  della mia impotenza, con lei, proprio con lei -meglio abbandonare nell’occasione il “tu”-  bellissima e magrissima -a ripensarci: perfetto- e non diceva quella, l’impotenza  intendo,  come nel passato la mia inadeguatezza, il non esser mio all'altezza -in effetti, metro alla mano, non lo ero- o non essere abbastanza -in effetti, facendo due conti, forse davvero non lo ero, abbastanza- era vendetta stavolta, la mia, ritorsione piuttosto, allarme e diffidenza. La mia Libido che completamente da lei si ritraeva, prendeva un’altra strada,  a gambe levate di corsa fuggiva, a questo suo modo vendicandosi -non così lucida purtroppo la testa- più lucida Lei, la Libido, o lui (niente maiuscola, prego), intendendo la sua -nel mio caso ridotta- incarnazione organica, l'uccello. Una sorta di Bartleby-Uccello: I would prefer not to -No! No! No!- diceva con chiarezza ritraendosi, plasticamente della Libido netta questa la revoca. Quando, per quanto si dica di solito il contrario,  ragiona meglio della testa il cazzo: quindi un accorato consiglio, seguire tutti -mi raccomando-  il rigore argomentativo dell'uccello, anche se non sempre quello è rigoroso, né sempre, o non proprio, rigido. Non è detto infatti che questo sia necessariamente un male: spesso è il suo modo di parlare, di dire quello che deve dire, e in modo tanto eloquente, ed estremo, dice. Piaccia o non piaccia; così, di tutto quello che lei mi ha scritto conservo, quale congedo e memento, solo questo: “Impotente come lo sei tu”. In cauda venenum, un gran dolore acuto misto a sorpresa, però così alla fine io l’ho davvero e al fondo conosciuta, lei; posso quindi iniziare lentamente a elaborare -chissà poi per quanto- e di tutto comunque col cuore ringrazio.








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