domenica 26 luglio 2020

Cristina



Ieri era il mio cinquantaseiesimo compleanno, e ieri mi hanno comunicato che una mia amica e collega era entrata in sedazione finale: durante la notte è morta. Un paio di mesi fa le avevano diagnosticato un tumore, ormai in metastasi. Lei ne aveva quarantasei, di anni, e come me una figlia, della mia di qualche anno più piccola: "magari morire significa tornare, in un modo terribile, della vita al principio, alla sua fonte alla sorgente: magari."


L’enorme rogo dionisiaco ch’è nel cielo
d’estate il sole, s’è fatto per te adesso quello nero
della cancellatura finale, della suprema
                                                                 abrasione



E’ fuoco il tempo
che divora e consuma, un fiume
proprio che non torna -Eraclito lo dice- 
                                     identico mai
mentre a foce trascina, e inghiotte
nel puro principio tutto, mare questo
                                         e cenere 

                                                                  Lossia






3 commenti:

  1. la morte pone fine alla vita come la conosciamo, in queste dimensioni spazio-temporali e dinanzi a questa certezza la nostra mente si spinge in avanti per cercare di capire se oltre il limite ci sia qualcosa oppure no. la mente ragiona e conclude che c'è un 50% di probabilità che ci sia qualcosa ed un 50% di probabilità che non ci sia che il nulla. E tuttavia è certo che finisce la vita qui e adesso. Per il 50% di possibilità che ci sia qualcosa, non è detto che esso sia migliore di ciò che vogliamo troncare.

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  2. Allora: io non credo alla sopravvivenza individuale, credo all'inesauribile principio-la viva materia- nel quale con la morte si ritorna, e del quale ciascuno è forma irriproducibile, nonché "figura più o meno interessante".

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  3. saremmo più vivi da morti in un certo senso..

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