giovedì 8 agosto 2019

Gli archetipi: un più o meno ispirato bignami


Gli archetipi junghiani, ovvero, direi, le differenti configurazioni fondamentali della Libido, le forme prime che l'energia psichica  al fondo assume; e sono forme queste sovraindividuali, collettive, di più: universali. Forme della Libido dunque originarie, fondamentali e universali gli archetipi, che hanno preso e prendono tuttora, colti sub specie proiettivo-rappresentativa, l'impegnativo nome di Dei. In questa prospettiva, il Dio monoteista, il Dio Unico rappresenterebbe l'Inconscio in quanto tale, la Libido stessa al di là di ogni sua forma. Ora, a differenza dell'Inconscio freudiano -alla nascita vuoto, che si riempie poi nel corso della vita del rimosso individuale, coincidendo per Freud l'Inconscio con il rimosso personale- quello junghiano è invece sempre pieno, colmo, una vera e propria miniera di forme archetipiche, una riserva inesauribile di Divinità: l'autentica Caverna delle Meraviglie. Esuberante ed unitario dunque l'Inconscio junghiano, unico e universale, come universali -si diceva sopra- sono le configurazioni che esso assume, gli archetipi appunto, variando soltanto il loro concreto manifestarsi nelle diverse specifiche culture. E variando, in realtà spesso solo di poco, i simboli che ciascun archetipo nel suo concreto e differenziato manifestarsi appunto prende, o se si preferisce elegge.


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