E' fuoco il tempo che divora e consuma, un fiume proprio che non torna -Eraclito lo dice- identico mai mentre a foce trascina, e inghiotte nel puro principio tutto, mare questo e cenere Lossia
Ricordo bene: la luna per il suo intero volume bruciava il buio sopra il monte buio esso stesso, mezzo lo spazio pietrificato -la mia finestra-. Dentro le foto presenti dei morti
***
una scena in verità molto romantica tra i rami notturni e involti della pianta imprigionato sfolgorava il corpo immenso della luna incandescente mezzo quell'apparato respiratorio nero forse combusto senz'altro alla vista funesto *** ostia che sfolgora mezzo la tela bruna fiore bianchissimo ch'emerge sopra nube scura, sperma abbagliante luna ***
potenza femminile yin la luna bianca come lo sperma in cielo notturno lògos panspermatikòn parola onniseminale il fuoco-principio
C'è una camera segreta, chiusa da una porta blindata. Questa contiene, oltre a qualche povero cane incatenato, qualche mostro tra i quali il più commovente è quello che sta proprio al centro della stanza, che è il nostro intimo rimprovero. Chiuso in un enorme vaso di cristallo che ha all'incirca la forma del suo corpo, è color malva e di una sostanza molle, quasi gelatinosa. Assomiglierebbe a un grosso pesce, se non fosse per la tristezza molto umana della sua testa. Il domatore che sorveglia i mostri lo disprezza sopra tutti, lui che, noi lo sappiamo, troverebbe un po' di pace nell'incontro con uno dei suoi pari. Ma non ce ne sono di simili. Gli altri mostri differiscono da lui per un leggero dettaglio. E' solo e nonostante questo ci ama. Aspetta senza speranza, da noi, uno sguardo amico, che non gli accorderemo mai. Querelle viveva tutti i suoi istanti in questa desolante compagnia."
Jean Genet, Querelle de Brest, Gallimard 1947, pagina 57.
Un tentativo lungo mezzo secolo, coerente e costante, di diventare materia, perdere i propri confini fisici per entrare in altro: fiore, albero, terra, rifiuto, radici, donna, acqua, sangue, pelo.
L'esigenza di liquefarsi nel mondo fisico nasce dalla necessità di riorganizzare il proprio sentire piu intimo e viscerale al fine di portare luce alla propria parte razionale per asserbarla, proteggerla, renderla longeva e onnicomprensiva.
Il cammino e' tracciato dal ritmo sempre preciso dei versi. La parola non basta, si riafferma lanecessita del verso composto da vocaboli contenuto, vocaboli suono e vocaboli colore, si evocano immagini pittoriche e suoni del quotidiano, colori rosso nero verde marrone, e rumori e tamburi e acqua. Ogni verso e' contemporaneamente suono e forma e disegno e confine e spazio e aria.
Il poeta o Valter, aspirante fauno, non dimentica mai il suo scopo: spingersi attraverso i versi, dentro la materia, unico modo possibile per assaporare l'immagine di se stesso e del mondo.
Aspetto trepidante il proseguo e l'arrivo dei colori blu.........e viola.
In questa nuova raccolta poetica, Anna sembra davvero
dispiegare una sua coerente e articolata “religione della vita”, una religione
tutta terrestre che si sostanzia in vera e propria, e ribadita, meditatio
amoris, sentimento quest’ultimo nella sua poesia mai incorporeo e puramente
spirituale: è piuttosto questo un sentimento-corpo, sentimento-carne, sentimento-sesso,
materno e sensuale, materico, diffusivo ed unificante, che supera le
opposizioni e i contrasti senza però mai cancellarli. Così mentre le stagioni
della natura trapassano in quelle dell’uomo, e si recupera in una forma matura
quell’unità panica perduta con l’infanzia, non si nasconde né si dimentica
l’azione devastante e distruttiva del tempo, né si finge d’avere scovato -fittizio-
in mezzo alle cose un ordine, ordine che piuttosto sempre sfugge, persino nelle
faccende più banali e quotidiane. Lungo il disteso e meditato dipanarsi dei
testi, con la loro religiosità naturale, terrena, a tratti quasi organica, non
mancano balenamenti improvvisi; al riguardo, trovo bellissima, e di forte
impatto archetipico, la composizione dedicata al seme maschile, allo sperma,
autentico emblema della fecondità, quasi simbolo fluido della forza vitale,
invincibile ed espansiva. Nei Misteri eleusini, profondamente collegati proprio
ad una coppia di figure femminili (la madre Demetra, la figlia Persefone-Kore),
giunti al culmine della cerimonia sacra -l’epopteia,
la visione- si riporta che all’iniziato venisse semplicemente mostrata una
spiga di grano: in figura, la vita che mai si annienta e che rinasce e che perdura.
Ecco, in questa sua celebrazione poetica, materna e femminile della vita, Anna
mostra invece al lettore il seme maschile, simbolo diverso eppure altrettanto
intenso della Zoè, di quella che
Kàroly Kerényi chiama “la vita indistruttibile”. Il seme lo sperma -la vita-
che sopra la distruzione del tempo generando vince: epopteia.
domenica 4 novembre 2018
Succede pure -alle volte, poche, anche questo accade- che ci s
venerdì 2 novembre 2018
a tutte l’ore io nuoto la televisione nuoto la rete che scende come un viluppo e sale dentro un passato cielo bicolore nuoto le seghe sopra il divano in serie il trauma la forfora l’uretra in due recisa nuoto il fulmine caduto il catetere muto il muco nuoto che cola sovra le gambe ovunque nuoto rasato il pube la nube dell’ inconoscenza nuoto anestetica l'assenza i calcoli renali i francobolli rari irritati nuoto gli ureteri i peli oscuri tanti i soldi sfuggenti come il tempo nuoto nuoto lo sperma lo spreco le cicatrici il vino nero come la fica io nuoto I vasi comunicanti l’utero la casa i pompini sacri nuoto il Padre e il Figlio la madre la figlia la Sabrina l'eterno ritorno del campeggio i nonni evaporati il marroneto nuoto nuoto dei ricci gli spini le lische dei cinghiali le setole gli occhiali la notte condensata la gatta quasi disfatta nel giardino nuoto remoti i fumetti la dermatite il sole forte il sole-morte nuoto in principio il cappuccino il ramipril al mattino
L'acqua immobile nei fossi la mattina, e dentro sterpi rifiuti fiori gialli -diversi certo, però oltre non vado- quindi bottiglie di plastica e di vetro, lattine accartocciate o intatte, brocche sbrecciate fustini serpi sacchi e poi soffioni margherite giochi rotti, e i cocci, e i secchi, più o meno bucati, vari pacchetti di sigarette varie, canne, lamette, specchietti d'auto e l'erba -tanta- che cresce ovunque, a fiotti, e sopra, a seconda, rischiara il sole o copre, l'ombra
Le viecave, tagliate dentro la terra a fondo, sinuose tra gli edifici dei morti dei demoni - marini alati indecidibili- itinerario ultraterreno o inconscio, iniziatico percorso, in terra labirinto a ripensarci non avevamo né corpo né figura solo voci che fluivano nel buio - a San Lorenzo le stelle-clinamen - solo rumori tra i rumori del bosco nel chiaro di luna tuorlo dormo nel fitto del bosco uovo si sogna, come sogna nella terra continuamente la radice