Lungo un'appartata strada di campagna, in mezzo ai campi dunque, vicino forse le vigne, la ricomparsa provvidenziale, davvero lungimirante, della mia impotenza, con lei, proprio con lei -meglio abbandonare nell’occasione il “tu”- bellissima e magrissima -a ripensarci: perfetto- e non diceva quella, l’impotenza intendo, come nel passato la mia inadeguatezza, il non esser mio all'altezza -in effetti, metro alla mano, non lo ero- o non essere abbastanza -in effetti, facendo due conti, forse davvero non lo ero, abbastanza- era vendetta stavolta, la mia, ritorsione piuttosto, allarme e diffidenza. La mia Libido che completamente da lei si ritraeva, prendeva un’altra strada, a gambe levate di corsa fuggiva, a questo suo modo vendicandosi -non così lucida purtroppo la testa- più lucida Lei, la Libido, o lui (niente maiuscola, prego), intendendo la sua -nel mio caso ridotta- incarnazione organica, l'uccello. Una sorta di Bartleby-Uccello: I would prefer not to -No! No! No!- diceva con chiarezza ritraendosi, plasticamente della Libido netta questa la revoca. Quando, per quanto si dica di solito il contrario, ragiona meglio della testa il cazzo: quindi un accorato consiglio, seguire tutti -mi raccomando- il rigore argomentativo dell'uccello, anche se non sempre quello è rigoroso, né sempre, o non proprio, rigido. Non è detto infatti che questo sia necessariamente un male: spesso è il suo modo di parlare, di dire quello che deve dire, e in modo tanto eloquente, ed estremo, dice. Piaccia o non piaccia; così, di tutto quello che lei mi ha scritto conservo, quale congedo e memento, solo questo: “Impotente come lo sei tu”. In cauda venenum, un gran dolore acuto misto a sorpresa, però così alla fine io l’ho davvero e al fondo conosciuta, lei; posso quindi iniziare lentamente a elaborare -chissà poi per quanto- e di tutto comunque col cuore ringrazio.