lunedì 29 agosto 2016

29 agosto 2016 in memoria di Tommaso Labranca (di LT2016)

la morte di Tommaso, che mi era così familiare 
anche se lui non lo ha saputo  mi spinge a pubblicare il più possibile
che un giorno un cugino non debba frugare fra i cassetti 


Farti innamorare di me 
della bestia che sono 
è una forma di odio per l'umanità
creare un desiderio che nessuno poi può soddisfare (
tutto questo  ha un "che" di libero scambio
di  biblico mercato  mercimonio)


@lt2016

PS quella immagine  che segue è una delle sue bellissime locandine con cui presentava i suoi strampalati eventi presso la sua maison (ormai era "svizzero" ("ebreo"  a tratti, pur di non appartenere all'insieme corr-ente) ))
Una volta anche io fui invitato ad uno di questi eventi quando ancora potevo concepire di fare una piccola vita mondana, ci mandò le foto dei partecipanti, e io commentai che una partecipante donna era molto carina, e lui al solito "cattivissimo/buonissimo (come in realtà era) " mi disse che Ella pretendeva solo maschi super- dotati e che si masturbassero 4 volte al giorno come minimo!
per sottolineare l'inopportunità del mio commento.



4 commenti:

  1. Siamo sicuri che siamo noi a far innamorare qc? Per quanti sforzi possiamo fare di solito non otteniamo il risultato sperato. Anzi può essere controproducente. E' in chi si innamora che scatta qc di imprevisto.
    Poi come si fa ad odiare l'umanità? Semmai con essa vogliamo alludere ai nostri limiti, a ciò che non accettiamo di noi stessi, la nostra umanità che mal si concilia con l'ego.
    Il desiderio verrà colmato perché in aiuto dell'umanità viene la ragione che incanala il sentimento affinché non straripi e si disperda.

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  2. In effetti stamani mi sei venuto in mente, leggendo di lui, della sua morte, della sua età, in effetti anche di me

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  3. e cosa c'è di inopportuno a dire che una è molto carina? e lui come faceva a sapere quali fossero le pretese di lei? ci aveva provato? e forse tu eri pure meglio di lui, almeno di viso. ah ah ah

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  4. Le cose paradossali sono tante...che a dare notizia della sua morte sia Gianni Biondillo a questo link, (partiamo da qui):
    https://www.nazioneindiana.com/2016/08/29/so-long-tommaso/
    Si cita un certo Milo Maner caro amico del ticino. Cerco su Google.
    trovo questo. http://www.cdt.ch/cultura-e-spettacoli/notizie/162405/quante-volte-ho-detto-a-labranca-vieni-a-vivere-in-ticino
    Notare, ne fazio ne la bignardi al funerale. notare diranno che glimancherà molto. Notare la mediocrità vince sempre. dicevo dei paradossi. Biondillo a parte ch ho rpvato a leggerlo ed è terribile fa parte del blog Nazione Indiana blog di orientamento di estrema sinistra, quella sinistra che labranca detestava tanto che scriveva su Libero.


    qui un suo testo del 2015:
    Questa cosa della barba sta diventando un cruccio. Questa che vedete è la mia barba di cinque giorni. Non mi cresce, non mi è mai cresciuta. E credo che sia questo, più che le carenze mentali, a tenermi alla periferia del Sistema Culturale. Dove tutti hanno del pelo in faccia. Li vedo qui, su FB, amici di amiche, intellettuali che si aggirano per salonidellibro, presentazioni, cortei di protesta, convegni sui soli del socialismo: tutti con il viso moquettato.
    Anche a livello più alto, nel giro strego-televisivo, la barba pare un requisito indispensabile. Ne avevo scritto anche in un commento pubblicato sul settimanale Oggi qualche settimana fa.

    "Moretti non si discute, si venera. E lo si ascolta, nei lunghi silenzi prima di rispondere a una domanda a voce bassa, con lentezza. Retaggio della buona educazione borghese: per comperare la prima cinepresa, Nanni vendette la collezione di francobolli. Per finanziare il suo primo film Quentin Tarantino lavorò in un videnoleggio.
    Tarantino però non è un intellettuale, Moretti sì. A dimostrarlo c’è la barba brizzolata, elemento irrinunciabile per appartenere al Caffè Sport della cultura italiana. In Morte a Venezia il cinquantenne Gustav von Aschenbach si tinge i capelli per conquistare il giovane Tadzio. A Che tempo che fa il cinquantenne Fabio Fazio si invecchia sfoggiando una barba brizzolata per conquistare i soloni che intervista. Tra cui Moretti, ospite qualche sera fa. Una vera barba rimbalzata tra due barbe in onda, mentre dietro le quinte si aggiravano le pelurie altrettanto ingrigite di Francesco Piccolo e Michele Serra. Un vilaggio dei Puffi in cui vivono solo Grandi Puffi.
    Nanni Moretti ha un grande pregio: non la manda mai a dire, fa nomi e cognomi. Insulta Sordi e Lina Wertmüller. Poi, quando li incontra, fugge. Lui è così: non ama il confronto, ma solo il proclama. In quei casi grida e aggredisce come nella peggiore televisione che tanto detesta. «Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?» e prende per il bavero l’ometto. «Le parole sono importanti!» e schiaffeggia la giornalista.
    Quando non è aggressivo, Moretti è profetico. «Con questi dirigenti la sinistra perderà per i prossimi vent’anni…» disse lanciando gli imbarazzanti Girotondi. Ci prese in pieno. Il Pontefice rinunciatario di Habemus Papam anticipò di due anni la scelta di Ratzinger. In Mia madre la regista Margherita racconta lo scontro tra gli operai di una fabbrica e la proprietà americana che minaccia licenziamenti. Cosa avvenuta alla Whirlpool-Indesit il giorno stesso in cui il film usciva nelle sale."

    segue... Luigi 13

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